Lino: dalla pianta al tessuto

lino: dalla pianta al tessuto

Il lino è una pianta di origine antichissima, utilizzata, oggi come ieri, secondo molteplici usi. Sono state trovate tracce risalenti addirittura all’epoca del Neolitico, il periodo della storia dell’uomo in cui sono iniziate le pratiche legate all’agricoltura e alla pastorizia.

L’uso più comune del lino è nell’ambito tessile, con la realizzazione di tessuti traspiranti, efficaci in maniera particolare rispetto alla capacità di assorbire l’umidità, freschi, morbidi e delicati a contatto diretto con la pelle. Una vera sicurezza per chi è alla ricerca del massimo comfort e, allo stesso tempo, di un benessere a tutto tondo per l’organismo. 

I capi di 1stAmerican che vedono protagonista il lino sono pensati per la donna e per l’uomo. Presentano tutte le proprietà per cui è famosa questa pianta, capace di regalare emozioni, tattili e visive, pressoché impareggiabili. 

Se si aggiunge il fatto che ha un impatto piuttosto basso sull’ambiente, è considerato infatti ecologico, il lino si rivela un tessuto di assoluto interesse. Ancora di più nel contesto dell’industria tessile attuale che sta sempre più andando alla ricerca di materiali naturali ed eco-friendly, senza rinunciare all’elemento della gradevolezza a livello estetico. 

Una tradizione antica come poche di cui in questo approfondimento vi raccontiamo qualcosa di più, portandovi alla scoperta dei processi che stanno alla base della lavorazione del lino, partendo dalla pianta e arrivando fino alla produzione del prezioso tessuto.

La pianta del lino

Sotto il termine “Linum” si trovano oltre 200 specie differenti. Una sola è, tuttavia, quella che viene coltivata e adoperata in ambito industriale: il “Linum Usitatissimum”. Tutte le altre presentano forme spontanee che riscontrano una notevole importanza botanica e testimoniano la capacità della natura di rinnovarsi ogni volta in mille forme diverse, interessanti, intelligenti e nel segno della biodiversità.

Il lino comune, il “Linum Usitatissimum” appunto, è una pianta erbacea annuale che fa parte della famiglia delle “Linaceae”, nota per essere la più antica e apprezzata delle fibre vegetali, in virtù della notevole versatilità dei tessuti, delle proprietà dei semi e dell’olio che può essere ricavato da questi. È, infatti, non solo adoperato in campo tessile ma anche in ambito alimentare e cosmetico in quanto pianta da olio.

Il lino presenta uno stelo unico, sottile, poco ramificato nella parte più alta. Normalmente l’altezza non supera il metro, mentre lo spessore della base è di 1-2 mm; nelle coltivazioni a bassa densità raggiunge spesso i 3-4 mm.

Le parti principali che compongono la pianta del lino sono:

  • Radice. La parte principale della pianta. Risulta non particolarmente estesa, né ramificata.
  • Foglie. Sono prive di stelo, ovvero sessili, intere e strette. Presentano tre sole nervature, che si trovano lungo il fusto in una sorta di spirale, secondo un numero che oscilla da 80 a 100.
  • Fiori. Risultano uniformi e terminano alla medesima altezza. Il colore oscilla tra il bianco e l’azzurro. La forma dei fiori, ma anche delle foglie del lino, è estremamente caratteristica. La fioritura dura tra i 10 e i 20 giorni.
  • Semi. L’aspetto dei semi li vede piccoli, lisci, lucidi, piatti, estremamente leggeri, basti pensare che mille semi pesano dai 4 ai 10 grammi a seconda della varietà di lino. Il colore è bruno rossiccio.
  • Fusto o stelo. Si caratterizza per la presenza di fasci fibrosi piuttosto ravvicinati, il cui numero varia tra i 20 e i 35. 

La pianta del lino presenta un portamento piuttosto eretto, più o meno fiero a seconda della cultivar. Il ciclo vegetativo oscilla dagli 80 ai 120 giorni.

Dove viene coltivato il lino

Il lino è presente in tutto il mondo, secondo climi piuttosto vari, come testimonia il notevole numero di varietà, adattandosi alle esigenze ambientali più diverse. Si trova, in modo particolare, nei territori compresi tra la Scandinavia e la Siberia, il Canada e il Messico, l’Italia e l’Africa.

Dal punto di vista della crescita e della coltivazione, un aspetto importante è quello climatico, che incide in maniera notevole sulla presenza di un certo tipo di varietà o di altre. Nei climi di tipo umido e temperato, dove le temperature sono maggiormente stabili e le precipitazioni si verificano con una certa regolarità, c’è una dominanza dei lini da fibra, con piante lunghe ed elastiche. Nel caso, invece, dei climi più caldi e aridi, dove le temperature raggiungono soglie più elevate, a dominare sono i lini da seme.

Sempre in relazione al clima varia il periodo di coltivazione che in Europa si verifica durante l’autunno e la primavera, nei Paesi Nordici in primavera; nei Paesi dove fa particolarmente caldo la pianta del lino viene lavorata in autunno.

Un elemento che genera nel lino sofferenza, un discorso che vale per tutte le varietà, è la scarsità di risorse idriche durante la sua fase di sviluppo. Possiamo dire, quindi, che affinché il ciclo vitale avvenga in modo ottimale è necessario che acqua e umidità trovino il giusto bilanciamento, così da assicurare la formazione e l’allungamento della fibra. 

Se durante il periodo della fioritura l’acqua tende a scarseggiare, si avrà una minore produzione di semi. Anche l’eccessiva presenza di precipitazioni è da considerarsi sfavorevole, dal momento che provoca un minore sviluppo della pianta. Nei luoghi dove si registrano stati di siccità il lino è presente secondo varietà altamente resistenti. Il lino si rivela una pianta fortemente adattabile, al terreno come al clima.

La fase di semina

Il lino predilige un terreno ricco a livello organico, che necessita di un lavoro preparatorio accurato, a partire da una profonda aratura, estiva o autunnale, da conseguire secondo una profondità di circa 40 cm.

Nelle semine autunnali viene eseguita solitamente la pratica del sovescio, a cui segue una profonda aratura da integrare con l’uso di concimi di tipo organico. A conclusione vengono realizzati lavori di erpicatura. Il seme è interrato dai 2 ai 4 cm.

La fase di semina è cruciale per ottenere una coltivazione che risulta ottimale e viene realizzata in virtù della specifica cultivar, integrando con l’opportuna concimazione.

La raccolta del lino

Le operazioni di raccolta del lino variano a seconda che la pianta sia coltivata in varietà tessili oppure da seme. Nel nostro caso ci concentriamo soprattutto sulle tipologie che hanno come fine l’uso tessile.

La pianta per uso tessile viene raccolta quando presenta le seguenti caratteristiche:

  • Semi ancora verdi e allo stato lattiginoso.
  • Il fusto inizia ad assumere una colorazione giallo-verde.
  • Le foglie basali sono totalmente secche oppure già staccate dal fusto.
  • La pianta presenta fibre lunghe, resistenti e morbide, un po’ come il tessuto che si ottiene alla fine.

La pianta viene estirpata nella sua interezza, così da conseguire la massima lunghezza della fibra. Questa operazione, prima dell’introduzione delle macchine, era effettuata interamente a mano, con le piante estirpate in piccoli fasci e poi lasciati a essiccare direttamente sul campo e al sole. Qui si trovavano a stare da circa due o tre settimane fino a qualche mese, a seconda del clima.

Oggi la raccolta del lino viene realizzata attraverso macchine progettate ad hoc, ovvero estirpo-andanatrici, le quali lasciano le piante estirpate direttamente sul terreno con una disposizione in andane (corridoi).

Sul terreno viene effettuata la fase di macerazione, in seguito alla quale le piante assumono un colore grigio-argenteo. Ogni ettaro produce dalle 4,6 alle 6,5 tonnellate. Alla macerazione segue la disposizione in rotoballe o balle di grosse dimensioni, trasportate direttamente nei centri dedicati alla filatura in cui le singole fibre sono separate dalle componenti legnose.

L’estrazione della fibra

La fibra si forma nello stelo durante l’intero ciclo vegetativo della pianta, in relazione alla qualità del terreno, del clima e delle tecniche agronomiche impiegate. È costituita al 70% da cellulosa e presenta una lunghezza media che varia fra i 20 e i 30 mm. 

Comincia a essere fattivamente lavorata a partire dalla macerazione sul terreno, a cui segue l’essiccamento degli steli e la maciullatura, realizzata attraverso dei martelli detti gramole che comportano la minuta frammentazione degli steli.

A questo punto viene effettuata la stigliatura delle fibre che si trovano nella zona interna dello stelo, un’operazione che consente di liberare le fibre dalle altre componenti della pianta. Si tratta di una fase delicata dalla quale vengono ottenuti i seguenti elementi:

  • Tiglio o fibre lunghe. Si tratta delle componenti funzionali poi alla realizzazione dei tessuti.
  • Stoppa o fibre corte. Di minore qualità delle fibre lunghe, sono adoperate per realizzare spaghi, corde, carta catramata e molti altri prodotti.
  • Trucioli. La parte legnosa, utilizzata, ad esempio, per produrre pannelli o come combustibile.
  • Paglie. Parti legnose più piccole, adoperate come lettiera per i cavalli. Presenta diverse qualità.
  • Polveri. Sono utilizzate come concimi vegetali.

L’insieme delle fibre lunghe e corte costituisce dal 25 al 35% della fibra grezza totale.

Pettinatura e filatura

Una volta effettuata la stigliatura e portata a compimento la procedura di estrazione della fibra, si procede con la pettinatura, una fase in cui viene attuata la separazione delle fibre lunghe da quelle corte.

Alla pettinatura segue la procedura della filatura, durante la quale viene conseguita una torsione così da legare insieme le fibre. Il risultato è l’ottenimento di una matassa che, dopo essere stata bollita, diventa pronta per la tessitura.

In questo modo si passa dal tiglio grezzo a un filato che risulta omogeneo e di buona qualità. Il colore è lucido e uniforme, il tessuto acquista resistenza, elasticità e igroscopicità, ovvero la capacità di assorbire le molecole dell’acqua che si trovano presenti nell’ambiente. 

Grazie a questa proprietà il lino è un materiale che presenta una relazione ottimale con gli stati di umidità, dell’ambiente come dell’epidermide con cui si trova a diretto contatto e, quindi, con il sudore. Pertanto, la percentuale massima che il lino arriva ad assorbire è pari al 12-15%.

La tessitura: la fase finale della lavorazione del lino

Siamo arrivati alla fase finale della lavorazione del lino: la tessitura. Un procedimento che consente di ricavare un tessuto che viene poi adoperato secondo molteplici destinazioni e usi, dall’abbigliamento ai prodotti destinati all’arredamento.

Una volta era effettuata a mano secondo l’arte del telaio, una pratica soprattutto femminile. In seguito all’avvento dell’industrializzazione è stata sempre di più conseguita attraverso l’uso dei telai meccanici.

Una volta portata a termine la tessitura, una delle arti più antiche del mondo, il tessuto in lino viene candeggiato così da essere sbiancato, eliminando sporco e impurità. Fondamentale sottolineare che, per poter conseguire questa operazione, si rivela necessario acquisire un’elevata ricettività nella tintura secondo molteplici trattamenti deputati al finissaggio.

Gli impieghi principali dei tessuti in lino

Il tessuto in lino si presenta, alla fine della lavorazione, come morbido, delicato, resistente, come dimostra il fatto che è giunto praticamente intatto fino a noi all’interno delle tombe dell’Antico Egitto. 

Inoltre, è altamente traspirante, grazie al fatto che risulta sostanzialmente poco isolante, e di conseguenza fresco. La forte capacità di assorbire l’umidità, che arriva fino al 15% del suo peso, lo rende perfetto per l’abbigliamento, in particolare durante i periodi più caldi e umidi dell’anno. Non causa allergie e, una volta indossato, si ha la sensazione di un profondo benessere.

Per tutti questi motivi 1stAmerican ha scelto di inserirlo come materiale chiave per le sue collezioni dedicate all’uomo come alla donna, in cui il lino trova spazio nella realizzazione di camicie e bluse, maglie, pantaloni, e bermuda capi perfetti per il periodo della primavera estate.

Il lino risulta semplice da lavare e veloce ad asciugarsi. Raffinato, elegante, l’ideale per accompagnare nel tempo libero ma anche durante le ore dedicate al lavoro o allo studio. Una vera sicurezza, insomma, da cui non viene più voglia di separarsi.

Oltre che nell’abbigliamento, il lino è impiegato per la realizzazione nei prodotti per la biancheria della casa, come tovaglioli, canovacci, sacchetti, nonché dell’arredamento, dai rivestimenti murali, ai tessuti per i divani, fino a tendaggi e controsoffitti.

Inoltre, il lino, attraverso l’impiego delle fibre corte, è impiegato nella produzione degli articoli conosciuti come cordami, ovvero corde, cordoncini, cerati, spago, e molti altri ancora. Il lino si rivela un tessuto prezioso come non mai, versatile e resistente. 

Infine, nella varietà da seme è altrettanto prezioso e permette di ottenere prodotti quali la farina e l’olio, quest’ultimo più presente di quanto si possa essere soliti immaginare, non solo in ambito cosmetico e alimentare ma anche, ad esempio, nelle vernici. Il lino si conferma una pianta che non si finisce mai di conoscere, apprezzare, amare.