Il cashmere, un tessuto prezioso che torna di moda

Il cashmere, un tessuto prezioso che torna di moda

Proveniente dai freddi e affascinanti altopiani dell’Asia, il cashmere è uno dei tessuti più nobili e preziosi di sempre, un filato che sta tornando prepotentemente di moda, dopo decenni in cui ci si è illusi che moderne fibre tessili potessero prenderne definitivamente il posto.

A dire il vero, un mercato di intenditori, compresi grandi marchi della moda e marchi della moda legate al lusso come 1stAmerican, hanno continuato a utilizzare il cashmere, scommettendo sulla particolarità del tessuto e sul suo essere qualcosa di unico e ricercato, pur non relegandosi mai a scelta di nicchia.

Cosa è il cashmere?

Cashmere, o lana cashmere, è una fibra naturale prodotta da una razza particolare di capra, conosciuta come Kel o Capra hircus, che vive principalmente sugli altopiani asiatici ad altitudini superiori ai 1000 metri. Adattatasi alla perfezione a questo ambiente per proteggersi dalle intemperie e dal rigidissimo clima degli altipiani, la capra sviluppa una lana molto calda e morbida, un vello che cresce sotto il lungo pelo dell’animale e dal quale si ricavano le fibre di cashmere.

Il nome della fibra deriva dalla regione indiana del Kashmir, zona un tempo prima produttrice di questa ricercatissima lana che i mercanti europei, attraverso i secoli grazie alla via della seta, hanno fatto conoscere a tutto il mondo insieme a tante altre preziose materie prime provenienti dall’Asia e dal sub continente indiano. Con il commercio del cashmere molti mercanti si sono arricchiti all’inverosimile fondando, poi, grandi imperi commerciali.

Addirittura, Camillo Benso di Cavour, uno degli eroi del Risorgimento Italiano, provò ad allevare la capra hircus in Italia per produrre il cashmere, ma il suo tentativo fallì proprio per l’unicità di questo animale e del suo legame con un ambiente naturale ancora più unico.

Come si produce il cashmere?

La produzione del cashmere avviene attraverso due metodi artigianali che influenzano la qualità e, ovviamente, anche il prezzo del filato.

Il primo metodo, utilizzato sugli altipiani dell’Himalaya, ha una connotazione fascinosamente arcaica e affonda le sue origini nella notte dei tempi essendo legato allo stile di vita e alle tradizioni dei popoli nomadi delle regioni asiatiche.

In primavera la capra Kel inizia la sua annuale muta, perdendo il pelo spontaneamente a causa del cambio di stagione e in seguito all’aumentare delle temperature. L’animale, che comincia a sentire caldo, si strofina contro arbusti e rocce per togliersi di dosso il peso della lana prodotta in abbondanza durante il rigido inverno. Gli abitanti del luogo si arrampicano sugli altipiani per raccogliere i ciuffi di lana rimasti impigliati. Si tratta di un metodo antico e totalmente ecosostenibile, dato che il tutto viene fatto in maniera completamente naturale, nel pieno rispetto dell’ambiente e degli animali.

In Mongolia, Cina e in diverse regioni dell’Asia Centrale, dove le capre sono addomesticate l’allevamento rappresenta un sostentamento per diverse popolazioni, la produzione del cashmere avviene come quella della normale lana, seppur con tecniche ancora artigianali che garantiscono un’alta qualità del prodotto. Infatti, mentre per ottenere la lana dalle pecore queste vengono tosate, il cashmere si ottiene mediante una pettinatura manuale del vello delle capre durante la stagione della muta. Durante i mesi primaverili i pastori prima tagliano la parte esterna del mantello della capra e poi, successivamente, raccolgono il pregiato pelo con appositi pettini dai denti lunghi. Dopo la raccolta, le fibre vengono lavate, separate e infine filate.

Oltre a queste realtà produttive, ci sono altri paesi interessati all’allevamento delle capre hircus e alla produzione del cashmere come l’Iran, il Tibet, l’Afghanistan, la Turchia, l’India, alcune repubbliche dell’ex Unione Sovietica e anche piccoli areali situati nelle regioni montuose italiane, con l’Umbria vero cuore della produzione italiana, in barba – è proprio il caso di dirlo – del conte di Cavour.

Caratteristiche e valore del cashmere

A parte le sue caratteristiche intrinseche che ne fanno una fibra di lana morbidissima e dalle eccellenti qualità termoregolatrici, il cashmere ha un valore ben più elevato della normale lana dato che una singola capra può produrre al massimo 150-200 grammi di fibra utilizzabile, rispetto ai 2/2,5 chili di pelo del mantello. Una volta filata, questa quantità di fibra si riduce ulteriormente del 10 – 15 %, facendo diminuire ancora di più la resa e, ovviamente, incrementando il suo valore.

Generalmente per una soffice sciarpa o un copri spalle è necessaria la lana prodotta da una sola capra, quella di tre animali per un pullover, e il vello di una ventina di capre per un cappotto.

La particolarità che rende la fibra di cashmere molto pregiata è che, rispetto alla comune lana, il pelo è molto più regolare, liscio e con scaglie meno nette se analizzato al microscopio. Il cashmere, come materia prima, viene classificato in base al colore, alla purezza, alla finezza e alla lunghezza delle fibre. Basti pensare che il diametro medio delle fibre del cashmere più pregiato è di 14-16 micron (14-16 millesimi di millimetro), mentre la lana merino di qualità presenta fibre che hanno un diametro di circa 20 micron.

Come già detto, cachemire significa lusso, perché le sue qualità intrinseche e una produzione prettamente artigianale, ne fanno una fibra dai costi molto alti, anche se comunque è possibile trovare dei cashmere di qualità leggermente inferiore e con prezzi molto più abbordabili.

Come riconoscere il vero cashmere

È bene comunque sapere che, anche se ottenuto con fibre di qualità inferiore rispetto a quelle pregiatissime prodotte in Mongolia e in Cina, un capo di vero cashmere ha un costo decisamente importante e, per esempio, un maglione di cashmere di buona qualità, non può certo costare poco.

Nel caso vi dovreste trovare di fronte a del cashmere con prezzi da grandi magazzini, bisogna stare molto attenti perché, spesso, molti produttori aggiungono fibre sintetiche nel filato.

Tuttavia, è comunque prassi comune produrre filati mescolando alle fibre di cashmere altre fibre naturali ma di alta qualità, come la lana merino. Più elevata sarà la quantità di lana presente nel filato, più basso sarà il prezzo di un capo con fibra mista di cashmere.

Purtroppo, però, molti capi di abbigliamento venduti come cashmere, seppur prodotti con fibre miste, non corrispondono a quanto indicato in etichetta e, dunque, a fronte di quantità di cashmere dichiarate del 45-50% della fibra, si ritrovano, invece, filati in cui la percentuale di fibre pregiate di cashmere sono molto inferiori. Inoltre, non è affatto raro che si vendano prodotti etichettati come puro cashmere (quindi con 100% di filato proveniente dal vello delle capre hircus) quando, invece, il filato in questione è “contaminato” da altre fibre (anche artificiali).

Ma, allora, come si fa a riconoscere il vero cashmere? Come si può essere sicuri che quanto riportato in etichetta corrisponda a verità?

La risposta, purtroppo, a meno di non far analizzare il filato al microscopio, è quella di fidarsi dell’etichetta e, soprattutto, acquistare da rivenditori come 1stAmerican.

Un metodo empirico per capire se si è di fronte a vero cashmere è, però, possibile solo dopo aver acquistato il capo in questione e averlo utilizzato per un po’ di tempo. La particolare lunghezza e purezza delle fibre di cashmere, nonché il fatto che le stesse fibre sono molto sottili, fanno si che il capo (sia esso un maglione, una sciarpa o un cappotto) non presenti la formazione di sfibrature. Il cashmere, infatti, è esente da un eccessivo “pilling”, ovvero quel fenomeno che si verifica sulla superficie di un tessuto e che porta alla formazione di piccole palline di fibre, chiamate per l’appunto “pills” (pelucchi). Più alta è la qualità del cashmere, meno si presenterà il fenomeno di pilling sul capo in questione.

Il cashmere è così particolare sotto questo aspetto che il “pilling” non aumenta nemmeno dopo vari lavaggi dei capi – sempre se effettuati correttamente – e, anzi, permettono di mantenere intatte qualità e morbidezza del cashmere.

Un veloce test che può essere fatto durante l’acquisto consiste nello sfregare la superficie del capo con il palmo della mano: se si sentirà una sorta di “effetto seta” e sulla superficie non vi saranno micro-agglomerati di pelucchi, allora molto probabilmente siete di fronte a un capo realizzato in vero cashmere, o comunque con una fibra contenente alte percentuali del pregiato filato.

Altra accortezza, da utilizzare sempre prima di acquistare un capo in cashmere, è quella di stiracchiare l’indumento e verificare se ritorna alla sua forma originaria. Un capo che rimane stiracchiato per molto tempo, o addirittura si deforma quasi permanentemente, sta a significare che siate di fronte a tutt’altro che vero cashmere.

Se, dunque, alla luce di quanto detto bisogna in qualche modo fidarsi dell’etichetta (e ovviamente del produttore), questa dovrebbe riportare la dicitura “100% cashmere” che indica come si tratti di fibra pura e non mescolata con altre tipologie di fibre, più o meno di qualità. Il puro cashmere, insomma, deve mantenere quindi la sua purezza in composizione.

I vantaggi del cashmere

Il metodo di produzione, le sue caratteristiche e il fatto che ogni singolo animale riesca a produrre solo una quantità ridotta di cashmere non sono le uniche caratteristiche che rendono questo tessuto così ricercato e, a volte, anche assai costoso.

Il cashmere, rispetto alla lana, anche quella di qualità come la merino, è molto più morbido e brillante, ha una lucentezza impareggiabile e possiede spiccate caratteristiche isotermiche. La capacità di termoregolazione della fibra, di cui le capre hircus beneficiano per proteggersi dai climi rigidi del loro habitat naturale, permettono di indossare indumenti in cashmere anche durante le stagioni più calde.

Non è raro, infatti, come i dresscode primaverili ed estivi proposti su 1stAmerican, associare una leggera camicia con una maglia in puro cashmere da indossare anche nei giorni più caldi, grazie proprio alle caratteristiche di termoregolazione del filato.

Come lavare e conservare il cashmere

I capi in cashmere, se bene curati, lavati e conservati, possono durare davvero a lungo a dimostrazione di quanto questo materiale sia incredibile e del perché un indumento di vero cashmere e di qualità possa arrivare ad avere prezzi non proprio economici.

Il cashmere è preferibile lavarlo a mano. In questo caso è necessario utilizzare sempre acqua tiepida con temperature che non superino i 30/35 gradi. Basterà utilizzare un sapone / detersivo delicato per lana e qualche goccia di ammorbidente, nulla di più. I capi in cashmere vanno lavati al contrario in maniera delicata e abbastanza rapida, evitando assolutamente di lasciarli in ammollo. Dopo il lavaggio bisognerà risciacquare il cashmere altrettanto velocemente fino all’eliminazione di ogni traccia di detergente / sapone. Una volta lavato, il cashmere va asciugato con molta attenzione e delicatezza, evitando assolutamente di stenderlo ed eliminando l’eccesso di acqua ponendo il capo tra due asciugamani e tamponandolo delicatamente. Evitare sole diretto e fonti di calore, per cui niente appendini e asciugature veloci vicino ai caloriferi.

Riguardo il lavaggio in lavatrice, è da sconsigliare vivamente in quanto altamente degenerativo per il tessuto.

Infine, una corretta conservazione dei capi in cashmere permetterà a maglie, sciarpe, camicie, vestiti e cappotti di durare per anni e anni. Basterà riporre i capi in delle borse o sacche traspiranti e asciutte, ricordandosi di utilizzare prodotti (naturali e non) per tenere lontane le tarme, prodotti che non devono però mai entrare in diretto contatto con il cashmere.

Non solo cashmere

Il cashmere è perfetto, per realizzare capi di abbigliamento, oltre che  da solo  anche insieme ad altri materiali. Ad esempio, per l’inverno le altre tipologie  di lana sono l’ideale, mentre per l’estate ben si prestano viscosa e seta. La seta, in realtà, grazie alle sue proprietà traspiranti è perfetta anche per realizzare capi invernali e si adatta ottimamente a tutte le stagioni. Non a caso 1stAmerican realizza capi in 100% seta, capaci di durare tutta la vita mantenendosi, come dice la parola stessa, setosi. Il brand, per l’estate ha inoltre elaborato dei capi in 100% cotone e 100% lino, comodi, freschi, perfetti per far respirare la pelle. Il cashmere, come abbiamo visto, è un tessuto dalla tradizione antica capace di essere sempre alla moda. Di non stancare mai grazie alla sua qualità pregiata e capace di resistere, con un corretto lavaggio, a tutto. Anche al tempo.